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Il kit Digital Fume Hoods VAV
La normativa EN 14175-1: 2004 definisce una cappa chimica come un “dispositivo di protezione da ventilare tramite un flusso d’aria indotto attraverso
un’apertura di lavoro regolabile, con un involucro progettato per limitare la diffusione di contaminanti aerodispersi agli operatori e altro personale all’esterno
del dispositivo, offrendo un grado di protezione meccanica e provvedendo al rilascio controllato di contaminanti aerodispersi”.
Essenzialmente, tutte le cappe chimiche funzionano allo stesso modo. Un volume adeguato d’aria deve essere aspirato attraverso l’apertura del saliscendi.
La velocità di quest’aria, mentre passa attraverso l’apertura del saliscendi, è chiamata velocità frontale.
La velocità frontale è solo uno dei parametri considerati dalle normative per stabilire se una cappa chimica soddisfa i criteri di sicurezza.
Sul retro delle cappe chimiche sono posizionati dei deflettori. Il loro ruolo è convogliare uniformemente l’aria di scarico. Nella parte superiore della cappa è presente una serranda o un ventilatore per regolare la quantità di aria espulsa.
E’ stato matematicamente verificato che il corretto funzionamento di una cappa chimica dipende anche dalla presenza di un “vortice stabile” dietro al saliscendi.
Il funzionamento di una cappa chimica è influenzato da disturbi ambientali quali:
Il sistema di controllo di una cappa chimica deve mantenere la stabilità del vortice indipendentemente dalla posizione del saliscendi, degli operatori e delle attrezzature e contemporaneamente ridurre al minimo la quantità di aria estratta.
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Come si misura l’efficienza di una cappa chimica nel prevenire che un operatore inali degli agenti chimici? E’ vero che la velocità frontale è un indicatore di efficienza di una cappa chimica?
L’efficienza di una cappa chimica è definita dalla sua capacità di contenere i vapori tossici generati all’interno. Si prendono in considerazione quattro aspetti:
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